Si è conclusa da pochi giorni la campagna mandorlicola 2016 che ha fatto registrare ottimi risultati per i produttori che credono ancora nel prodotto di antica tradizione locale.
In origine la smallatura delle mandorle corrispondeva alla fase manuale di “sckurzuè r’amènue” scortecciare le mandorle dal mallo, quando ancora la parola mallo non era propria del nostro vernacolo. Fu lo studio dell’allora giovane Graziano Baldassarre a coniare il termine “Smallatrice” macchina per privare la mandorla dal mallo che troviamo registrata nell’atto di brevetto del progetto per la costruzione della prima macchina Smallatrice made in Terlizzi.
Per la lavorazione delle mandorle, prezioso e tradizionale prodotto locale, il tempo sembra essersi fermato, ma non è così. Un tempo tra le risorse più importanti di Terlizzi vi era il settore mandorlicolo che tra gli anni 50 e 70 ha creato sviluppo economico ed occupazionale anche a livello internazionale, al punto da incentivare in loco la nascita di alcune piccole industrie di costruzione di macchine Smallatrici come quelle della Ditta Baldassarre.
A lavorare la fase della smallatura delle mandorle ancora oggi vediamo in funzione le stesse macchine di allora e qualcuno potrebbe dire che il tempo si sia fermato, invece No, il tempo qui non si è fermato, perchè Terlizzi in quegli anni era molto avanti in termini di tecnologia. Ancora oggi le macchine Smallatrici degli anni 60 continuano a svolgere efficacemente un ruolo importante nel settore.
La foto è degli anni Cinquanta e propone uno dei classici momenti di vita contadina terlizzese. Due donne, un bambino e la loro postazione di lavoro: sedia, secchio, tavolaccio e infinite mandorle da sgusciare. Rompere il guscio delle mandorle era l’attività principale delle donne e dei giovanissimi terlizzesi nei lunghi pomeriggi estivi, un’attività non particolarmente faticosa ma ripetitiva, noiosa, a tratti alienante e proprio questo spingeva le donne a riunirsi per le strade, svolgendo assieme questa mansione, trasformando così il lavoro in un momento di coesione familiare e sociale.
Il lavoro non prevedeva solo la sgusciatura ma anche la smallatura (la separazione dei malli dal guscio), l’essiccazione (fatta stendendo enormi teli per le strade rovesciandoci sopra le mandorle smallate) e la selezione del frutto, processi rigorosamente fatti a mano.
Non passarono molti anni dallo scatto del signor Magrone, che a Terlizzi iniziarono a diffondersi i primi macchinari per la lavorazione delle mandorle. Nel 1961 il terlizzese Graziano Baldassarre (classe 1925) brevettò a Milano, assieme ad un ingegnere tedesco, un particolare modello di smallatrice.
Il brevetto del signor Baldassare si concretizzò con la costruzione di decine di esemplari (tra il ’61 e il ’62), nel 1963 partecipò come espositore alla Fiera Internazionale di Tripoli in Libia e nel 1964, per soddisfare la crescente domanda, costruì in Via Rimini la prima fabbrica terlizzese per la produzione in serie delle smallatrici. Il prezzo di questa macchina era di Lire 350.000 che fu venduta in tutto il Sud Italia. L’uso di questo macchinario accorciò di molto i tempi per separare i malli dai gusci e i contadini iniziarono ben presto a noleggiare e acquistare le smallatrici.
Con l’abbandono della colture di mandorli stiamo perdendo molto più che quote di mercato (con relativi profitti e posti di lavoro), stiamo perdendo parte del patrimonio arboricolo che caratterizza il nostro territorio, preservare la biodiversità è fondamentale anche per il rilancio dell’agricoltura e fa specie vedere varietà di mandorle da tavola molto apprezzate, come La Fragile di Terlizzi, ormai in via di estinzione.Tratto da eyeonterlizzi – arcilatorredibabele
ALCUNI RITUALI DELLA TRADIZIONALE RACCOLTA a cura dell’Azienda Agricola Liseno
VIDEO SMALLATRICE IN FUNZIONE